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Ambiente e sostenibilità

Oligarchi terresti sbarcano su Marte (così sperano)

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Dove andiamo? Dalle spedizioni su terra alla superficie di Marte. Un pugno di uomini, i nuovi miliardari del web e non solo, detengono fra le mani il nostro pianeta, sempre più piccolo, sempre più stretto. Non si tratta più di politici che si susseguono per governare per i pochi anni del loro mandato. Ma di nuovi oligarchi liberi da ogni politica, detentori delle leggi del capitalismo, che si associano fra loro con un profitto infinito e inarrestabile che noi forniamo loro. Perchè anche l’auto più costosa diventa un bene da quattro soldi. Lo spazio invece, è un gioco nuovo. Perché (Covid a parte), si esce sempre meno. La cena la portano a casa. Ma anche il pranzo. Ma anche i farmaci, la spesa, qualsiasi cosa a portata di click può bussare alla nostra porta. Per la nostra comodità. E così, l’auto si guida da sola, i moduli sono da compilare on-line invece di andare presso gli uffici, la tele-medicina per le diagnosi mediche si fanno da remoto, le nuove tecnologie comandano i droni militari spostando gli aerei dall’altra parte del mondo in wi-fi.

Dall’avvento del telecomando, che non ci fa più alzare dal divano per il funzionamento della tv, tutto si affianca alla dicitura smart. La smart tv, la smart city, la domotica di casa. Smart significa intelligente. Il problema è che per ogni azione o pensiero in meno che compiamo ogni giorno nella nostra quotidianità, per ogni comodità in più che ci regala l’evoluzione tecnologica, l’intelligenza  nostra, che ci ha donato la natura, va a degenerare verso un deperimento ineluttabile. E scompaiono le nostre facoltà intellettive.

Ce ne accorgiamo? Ogni volta che facciamo un calcolo con la calcolatrice, qualche connessione neurale del nostro cervello viene distrutta. Ogni volta che facciamo un calcolo a mente, coi nostri neuroni, la connessione si stabilizza e si fortifica. A proposito, qualcuno ricorda ancora come si fanno le moltiplicazioni su carta? Ogni volta che non ti alzi dal divano per accendere il televisore, o per alzare il volume, i tuoi muscoli, i tuoi tendini, perdono una occasione per tenere in forma il movimento, per istruire il cervello ad inviare un segnale elettrico al muscolo che deve contrarsi, impedisce al centro dell’equilibrio della testa di settare peso e stabilità ad ogni frazione di movimento. Non devi più ricordare a memoria i telefoni di nessuno perché sono tutti segnati sulla rubrica del cellulare. E la memoria ti abbandona. E le malattie degenerative legate alla memoria galoppano.

Più la tecnologia avanza, più spariamo noi.

Non devi più fare niente, c’è Alexa. Puoi restare paralizzato sulla sedia per il resto della vita, perché Alexa esaudisce ogni tuo desiderio, tranne quello di vivere. Ti isola dal mondo, ti atrofizza cervello e apparato muscolo scheletrico. “Alexa: accendi la luce. Alexa, chiama il cinese e ordina i tiger roll con la consegna per le 12:30 a casa”. Tanto sono in smart working. E la ginnastica? La salute legata all’attività fisica? Ci sono le fasce addominali pulsanti!! Ci sono i video game che ci fanno sgambettare. Ci sono i corsi on line ormai organizzati da tutte le palestre del mondo. Ci sono una miriade di coach virtuali che fanno tutto da dietro lo schermo! E noi inchiodati all’internet. Qualcuno pensa mai agli effetti delle radiazioni h24 che ci bombardano giorno e notte per l’eternità? No vero? Non si vedono le radiazioni e quindi non ci sono e non hanno nessun effetto sulla salute. A parte il cancro ovviamente. Ci hanno impacchettati per bene. Più la tecnologia è smart e più la nostra intelligenza diventa inutile e l’evoluzione, è sempre più involuzione. Ma ce ne rendiamo conto?

In una giornata riceviamo la mole di informazioni che un individuo riceveva a metà del 1800 durante tutta la sua vita. Ritmi di vita impossibili per il nostro fragile sistema biologico. Ritmi ultrasonici per la natura che ci ha progettati. E non abbiamo nemmeno menzionato i cellulari, l’internet. Siamo animali sociali, da branco. Ora, autoreclusi in casa, da soli, incapaci di instaurare relazioni coi nostri simili. E progettiamo macchine elettroniche a nostro piacere e somiglianza. Esseri antropomorfi robot al nostro servizio. Per ingannare noi stessi. Cibi surrogati che sembrano carni. Bevande vegetali che simulano il latte. È tutta una apparenza. Perché ormai, l’intera industria alimentare è contaminata. Prima erano gli allevamenti intensivi di carni che distruggevano il mondo, ora disboschiamo i polmoni verdi della terra per piantare soia per sfamare gli occidentali che si sentono moralmente più sollevati se si parla di piante e non di animali. Questo perché non si considera l’utilizzo massiccio di veleni chimici, meglio conosciuti come pesticidi, o chiamati finemente fitofarmaci, utilizzati per le coltivazioni intensive. La giri come la giri, i problemi non si risolveranno mai, l’equilibrio è una speranza effimera irraggiungibile.

E fingiamo che tutto si risolva. Fingiamo di essere più sostenibili. Perchè “senza olio di palma” è un brand che si sono inventati soprattutto in Italia. Per accontentare i consumatori che quando acquistano i biscotti si sentono meno in colpa, più sollevati. Fingiamo che siano solo le plastiche delle nostre merendine in confezione singola, delle nostre dispende obese, a soffocare i mari. Perché inorridiamo quando vediamo un delfino soffocato dalle reti di plastica delle nostre cipolle e patate. Ma ci basta cambiare canale per dimenticare tutto e sentirci subito meglio. Perché una spedizione in meno, mica la facciamo. Se è gratis poi! Siamo noi occidentali a fare le regole del consumismo mondiale, e non è un gioco. Col Covid, entriamo nelle case di tutti. In tv, i servizi in diretta si fanno davanti a immense librerie con una immensità di libri. Quanto siamo “acculturati”! Ma quanti libri riusciamo davvero a leggere in un anno? Ma chi ha tutto questo bel tempo libero da dedicare ad un attimo di piacevole, lenta lettura, dopo la over-razione di social e di internet? Ci fermiamo mai un minuto a pensare. Questo attaccamento ai beni materiali, armadi pieni, soffitte piene, credenze piene. Ci serve davvero tutto questo? Nei super hanno scoperto che si vende di più a metà prezzo. E noi, non abbiamo capito che le offerte non sono più saltuarie ma sono all’ordine del giorno. Come puoi non acquistare qualcosa a metà del prezzo?! Evviva il neuro-marketing. Il prezzo vero del nostro eccesso acquistato a metà prezzo, lo paga il pianeta. Pensaci quando riempi il carrello di inutile, dannoso, insano cibo spazzatura. Praticamente quasi tutto quello che pubblicizzano in tv.

E’ una oscenità da vedere, vero? Pensa che lì ci sono tutti i tuoi ordini prime. E pensa quando questa massa indefinibile sprofonda nelle viscere degli oceani e contamina tutto.

Abbiamo questa cattiva abitudine di maltrattare quello che abbiamo, di non prendercene cura. Usiamo e gettiamo, usiamo e gettiamo, usiamo e gettiamo. Ora, invece di prenderci cura della Terra meravigliosa che ci ospita, c’è la grande corsa allo spazio. “La frontiera del cosmo”. Certo che coi miliardi che mettiamo in tasca ogni giorno, a questa gente, comprare il mondo diventa una bazzecola. Lasciamo questo “skifo” di pianeta che abbiamo reso una discarica a cielo aperto, che abbiamo deturpato di tutte le ricchezze succhiandogli l’anima fino all’ultima goccia. Andiamo su Marte. Noi super miliardari, possiamo tutto. Amazon faceva semplici spedizioni. Ora, si dedica a candide pubblicità di un perfetto studiato marketing olistico, e ci decanta i 60 progetti che finanzia per tutelare il nostro mondo con le energie rinnovabili, dopo che tutto il suo mondo vive sulle benzine e i carburanti per le spedizione da una parte all’altra del mondo.

Ma perché le spedizioni sono così in voga? Siano noi che ordiniamo la più piccola cosa. Ogni settimana ci arrivano pacchi su pacchi… E la carta dell’imballaggio e il resto dei materiali, le scatole, i furgoni, la benzina, gli aerei… ma ci pensiamo mai? Non sono sempre gli altri, non sono sempre i governi a dover sistemare i danni ambientali che creiamo. È ogni nostro gesto quotidiano a contribuire. Siamo noi che facciamo le leggi economiche.

Ora, dopo che anche la pandemia ha spinto alla grande la digitalizzazione di tutti i nostri dati personali, dopo che tutto, in internet, immagazzina ogni singolo istante della nostra vita, dopo le app che registrano i nostri parametri biometrici (tutti i lineamenti del viso per esempio), arrivano anche gli strumenti per registrare i nostri timbri vocali. Insomma, fra rilevatori di onde cerebrali, del nostro prezioso DNA, delle nostre abitudini, dei nostri parametri fisiologici… Cosa resta? Forse un po’ di coscienza. Non sarebbe male. Le riflessioni e i punti di partenza, sono infiniti.

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